ANNARELLA, LA RAGAZZA DEI QUARTIERI by Rosanna Vespoli
autore:Rosanna Vespoli [Vespoli, Rosanna]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Dario Abate Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00
Annarella, Maria e le cugine sgranavano gli occhi, guardavano attentamente tutto, soprattutto gli abiti dei negozi più importanti, quelli con i prezzi inaccessibili, quelli che esponevano in vetrina gli abiti firmati allâultima moda. Caterina, la cugina più grande, che aveva imparato anche lei a fare la sarta dietro a Maria, se li studiava millimetro per millimetro.
âQuesto lo so fareâ, diceva, âanzi lo faccio proprio così alla signora Esposito!â.
Caterina aveva imparato con passione, sempre attenta ai suggerimenti di Maria, ed era diventata molto brava. Ora avevano affittato due stanze piuttosto grandi nello stesso palazzo, al piano terra, e avevano sistemato lì la sartoria. Zia Titina sovrintendeva tutto. Alla fine, era stata contenta che Caterina non aveva voluto fare la maestrina, come avrebbe voluto lei, perché vedeva che lavorava con piacere e soddisfazione. Le signore ora chiedevano la confezione di giacche, cappotti, non solo di vestiti. Caterina guardava i modelli delle vetrine e li rifaceva su carta velina, con una facilità che sorprendeva anche Maria. Ci sapeva fare con le stoffe.
E poi era furba. âQuelle, le signore, non capiscono nienteâ, diceva ridendo, âe io, invece di due metri di stoffa, dico due e mezzoâ.
Si faceva dare dalle signore sempre qualcosa in più di stoffa. Dipendeva dal modello, non poteva esagerare, ma ci usciva sempre un vestitino per le bambine, una gonna o una camicetta per il compleanno delle cugine, di sua sorella.
Piccole cose: una vita di affetti, la famiglia, i parenti, il vicinato. In quel quartiere del centro storico Annarella e il marito, negli anni, avevano conosciuto un poâ tutti, tutta gente che lavorava e viveva di poco. Tutti con il sorriso sulle labbra, la battuta pronta, la voglia di esorcizzare il male, di prendere la vita così come viene, tanto âSi chiurâ âna porta e sâarapâ nu purtonâ, e poi âCuofenâ saglie e cuofenâ scenneâ, come diceva nonna Fifina, la vecchietta che abitava nel basso del vecchio palazzo di fronte alla chiesa.
Una volta Loredana, che allora aveva dieci anni, le aveva chiesto: âNonna Fifiâ, ma che significa âcuofen saglie e cuofenâ scenneâ?â. Lei aveva sorriso con quella bocca sdentata, con le gengive senza denti e le aveva detto: âPiccerè, la vita è così. Mò è buono e mò è malamente. Bisogna prendersi la vita come viene, senza fare troppi programmi, tanto in un niente cambia tutto. Tu hai fatto hai fatto hai fatto, e il destino ti mischia tutte le carte e ti butta al vento tutti i tuoi sacrifici. Però piccerèâ, concludeva nonna Fifina, âtu nun tâa scoraggià mai, perché ai momenti brutti seguono sempre i momenti belli. Bisogna saper aspettareâ.
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